Investire nell’agricoltura sostenibile per la transizione ambientale

Giornate di studio e di proposta sul credito agrario

Investire nell’agricoltura sostenibile per la transizione ambientale

23 e 24 settembre 2021

Conclusioni

 

    1. L’agricoltura (coltivazioni erbacee, arboree e allevamenti), insieme a pesca, silvicoltura e attività mineraria, costituisce il settore primario in quanto raggruppa tutte le attività legate all’utilizzazione delle risorse naturali – o materie prime – basilari per la vita degli esseri umani; ma è considerata settore primario anche perché da essa dipende l’alimentazione e quindi la stessa sopravvivenza di tutto il genere umano. In questa logica, vanno considerate anche le valenze dell’attività agricola e forestale ai fini del contributo alla protezione dell’ambiente e alla difesa del territorio e alla disponibilità di energia, oltre a quelle sul fronte occupazionale.
      L’agricoltura sostenibile permette di fornire sicurezza alimentare e nutrizionale per tutti in modo che le basi economiche, sociali ed ambientali della sicurezza alimentare e nutrizionale per le generazioni future non siano compromesse.
      Parlare di credito agrario significa parlare del futuro dell’agricoltura e quindi del futuro della capacità di nutrire il genere umano. Parlarne oggi significa concorrere a determinare le condizioni affinché si continui ad investire in un’agricoltura sostenibile nel quadro della transizione ecologica, nella consapevolezza della necessità di rispondere alle esigenze di un mercato che è legato a modalità operative particolari e a strumenti propri, convivendo in esso tradizione e innovazione.
      Il sistema agroalimentare continua però ad essere sottoposto a rischi aggiuntivi rispetto agli altri comparti delle attività economiche (uno per tutti, il rischio meteorologico) ed a cicli lenti di produzione dettati dalla natura, che non sempre facilitano il rientro dei capitali investiti.

    2. Il credito erogato all’agricoltura continua, dunque, ad essere necessariamente “speciale”, laddove la sua specificità non è legata ad una determinata tecnica, bensì alle caratteristiche precipue dell’attività produttiva svolta dall’impresa finanziata, nonché alla varietà del prodotto, cioè alle scelte che il singolo coltivatore è portato a compiere in questi tempi di cambiamento anche in termini di sperimentazione di nuovi tipi di coltivazioni o di nuove varietà produttive.
      Si tratta di una specializzazione oggi non più imposta dalla legge, ma conseguente a scelte strategiche che, tra l’altro, non possono non tenere in considerazione gli strumenti di agevolazione che vengono via via erogati al comparto.
      La declinazione operativa di questa “naturale specialità” sconta a tutt’oggi il mancato completamento di un percorso di reciproca comprensione tra banca e imprenditori agricoli. Percorso che trova il nodo più complesso da sciogliere nell’assenza nel richiedente il credito di un documento contabile-gestionale (bilancio), che sia strutturato secondo modalità che permettano alla banca (ove non adeguatamente attrezzata per rispondere alla richiamata “specialità”) una corretta gestione del credito e la conseguente assunzione del rischio.

    3. Dalla necessità di ridurre le asimmetrie informative tra banche e imprese agricole è nato il progetto di collaborazione ABI-ISMEA per definire uno schema condiviso di Business Plan informatico al fine di standardizzare le informazioni utili alle Regioni per la valutazione delle domande di agevolazioni, alle banche per la concessione del finanziamento bancario e all’ISMEA per il rilascio della copertura del Fondo di garanzia nazionale.
      Lo strumento, finanziato interamente dalla Commissione Europea nell’ambito della Rete Rurale Nazionale, consente – attraverso l’inserimento di dati economico-finanziari dell’impresa per il tramite della figura specializzata del dottore agronomo – di elaborare uno stato patrimoniale e un conto economico anche per imprese che non hanno l’obbligo di presentazione di bilancio.
      Da ciò la centralità della figura del dottore agronomo chiamato a fare emergere le effettive necessità finanziarie da soddisfare con le più opportune linee di credito, ponendosi come punto di incontro tra il sistema bancario e l’imprenditoria agricola in vista del reperimento delle fonti finanziarie necessarie alla gestione ordinaria e straordinaria dell’azienda.
      Resta fermo che – accanto al richiamato miglioramento delle relazioni con il sistema bancario da perseguire anche con la riduzione, attraverso piani di formazione e di divulgazione, dell’attuale asimmetria informativa e accanto al necessario sviluppo di competenze e di strumenti per un’idonea diagnosi della situazione economico-finanziaria aziendale – si pone l’opportunità di allargare gli orizzonti dell’impresa anche a fonti di finanziamento non bancarie, ampliandone la capacità di individuare forme di finanza complementare alla ricerca di nuovo funding da destinare al sostegno dello sviluppo sostenibile.

    4. Ma la nostra agricoltura evolve sia per un moto di crescita interna, sia in risposta al mutare del comune sentire e, di conseguenza, delle condizioni di scenario entro le quali è chiamata ad operare.
      Sono di generalizzata percezione fenomeni quali la concentrazione della produzione in aziende sempre più grandi e specializzate, la veloce introduzione di innovazioni tecnologiche ed organizzative, la tendenza a diversificare le fonti di reddito aziendale, il dualismo competitivo del sistema agricolo italiano che, se analizzato nel suo complesso, mostra segni di debolezza ma, se considerato in ragione del gruppo di aziende professionali, registra performances di eccellenza.
      Pur tuttora gravato da oneri quali lo scarso ricambio generazionale, la persistente eccessiva frammentazione fondiaria e un sistema di regolamentazione ancora poco aperto al mercato e all’innovazione, la nostra realtà comincia a far intravedere un nuovo modello di azienda agricola sostenibile individuata in quella che, facendo leva su modelli produttivi altamente flessibili, riesce ad armonizzare le sue attività investendo su molti punti di forza: le pratiche di agricoltura conservativa e di precisione, i farmer market, la produzione di energia elettrica, lo sviluppo di multifunzionalità (per esempio con la creazione di agriturismo di qualità), l’utilizzo del terreno per produzioni non alimentari (piante per tessuti, coloranti, nutraceutici).
      Resta ferma l’esigenza di colmare – a livello di sistema – il persistente deficit in tema di innovazione, affinché i nuovi valori di “progettualità” (intesa come processo intellettuale e metodologico) e di “mercato” (inteso come terreno di competizione e di confronto nel quale sviluppare le competenze “speciali” di cui gli operatori agricoli sono chiamati a dotarsi) abbiano un significato sempre più reale nel nostro mondo.

    5. Poi c’è il fondamentale cambio di passo imposto dalla transizione ecologica, che ha ispirato gli SDGs, i diciassette Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite, e le più recenti politiche comunitarie in materia di agricoltura e di ambiente, in primis la PAC (Politica Agricola Comune europea) ai cui obiettivi i documenti di programmazione redatti dalle singole Regioni (i PSR) sono tenuti a riferirsi.
      Si delinea un nuovo contesto in cui la riduzione dell’impatto ambientale delle produzioni agroalimentari e agricole in generale costituisce sempre più una caratteristica capace, da un lato, di rendere più sostenibile e socialmente accettabile l’attività agricola e, dall’altro lato, di aprire nuove opportunità commerciali. Di conseguenza, sta maturando la convinzione che, al fine di facilitare l’accesso al credito (elemento essenziale per lo sviluppo del settore agricolo), occorra prevedere, accanto agli strumenti di finanziamento più tradizionali, una finanza sostenibile in agricoltura, che non disdegni di utilizzare anche l’ingegneria finanziaria.
      Per facilitare la transizione verso la sostenibilità del sistema agroalimentare, si presenta oggi l’occasione, forse irripetibile, dei fondi del PNRR il cui utilizzo, non a caso, si articola su tre pilastri: a) l’economia circolare e l’agricoltura sostenibile; b) i contratti di filiera e di distretto; c) la tutela del territorio e della risorsa idrica.
      Il futuro della nostra agricoltura si gioca, dunque, sulla capacità di indirizzare adeguate risorse anche su capitoli nuovi finora largamente ignorati – ma coerenti con il nuovo modello di sostenibilità imposto dalla esigenza di conservazione delle risorse ambientali – come l’agricoltura di conservazione, l’agrisolare, le tecnologie di produzione di biogas e biometano, le infrastrutture per il risparmio idrico, l’agricoltura di precisione mediante anche l’elaborazione e l’utilizzo dei dati da satellite o da drone, ecc.
      Lo strumentario operativo e metodologico per affrontare le sfide del futuro risulta quindi molto abbondante.

    6. Anche al fine di fronteggiare le criticità derivanti dalla pandemia, ma con il dichiarato proposito di non allentare la presa una volta superata l’emergenza sanitaria, è possibile contare fin da oggi sulle importanti risorse (la cui fruizione è stata recentemente estesa a tutto il settore dell’agricoltura) del Fondo di garanzia per le PMI gestito dal Mediocredito Centrale, sul programma di garanzie “green” attivate dalla SACE nella sua nuova qualità di soggetto attuatore del “Green New Deal” in Italia e sulla transizione dell’ISMEA da semplice osservatore (attraverso la rilevazione e l’elaborazione dei dati relativi ai mercati agricoli) a diretto interventore (attraverso la gestione di strumenti di intervento finanziario a supporto delle imprese agricole) nelle vicende agricole.
      Dal punto di vista metodologico, grandi vantaggi per l’indirizzo degli investimenti pubblici e privati nell’agricoltura sostenibile potranno derivare dall’imminente completamento della tassonomia europea delle attività sostenibili funzionale alla definizione della strategia per il finanziamento della transizione ad un’economia sostenibile, così come dall’esteso utilizzo della valutazione (intesa come “scienza del giudizio”), attraverso il “Life Cicle Assessment” (LCA), dell’impatto ambientale prodotto dalle produzioni agricole e agroalimentari.
      A tutto questo si aggiungerà – quando sarà possibile disporne – il conferimento alle imprese sovvenute di un rating di sostenibilità ESG (che qualifica le attività legate all’investimento responsabile, che perseguono cioè gli obiettivi tipici della gestione finanziaria tenendo in considerazione aspetti di natura ambientale, sociale e di governance) e SDGs (i diciassette Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite).
      Anche per la valutazione della sostenibilità ambientale e sociale, oltre che economica, degli investimenti, si deve quindi affermare il ruolo centrale dei liberi professionisti laureati in Scienze Agrarie e Scienze Forestali, che potranno mediante la loro visione sistemica sostenere le istituzioni finanziarie pubbliche e private, nell’erogazione del credito.

    7. In buona sostanza, oggi gli obiettivi che la nostra agricoltura è chiamata a perseguire nel quadro dei futuri scenari macroeconomici ed ambientali sono chiari, così come stanno prendendo forma e si stanno affermando i nuovi strumenti operativi e metodologici necessari per il raggiungimento degli obiettivi fissati. Nonostante qualche segnale incoraggiante, quale il “Progetto credito” elaborato in sede governativa nel gennaio 2020, manca però una visione globale con chiare ed organiche linee di intervento pubblico.
      È quindi urgente e necessario sviluppare un quadro organico di coordinamento e una strategia di lungo periodo per il credito agrario, che permetta di cogliere e sostenere adeguatamente il fluire della realtà agraria italiana storicamente dinamica e mutevole, pronta a recepire nuove opportunità di crescita e di affermazione.

Clicca qui per il programma